Portare arte e cultura nelle carceri è un’attività faticosa, non sempre compresa, ma sovente gratificante. È ciò che facciamo con l’Associazione Artisti Dentro Onlus che ha promosso quest’anno due concorsi riservati ai detenuti: un premio letterario e uno culinario. Al di là di ogni considerazione sul motivo per cui sono reclusi, resta il fatto che sono esseri umani che soffrono la perdita d’identità, il rapporto col tempo e con la vita. È difficile misurare i risultati che otteniamo con i nostri progetti culturali, ma forse, ciò che noi vogliamo, coincide davvero con quello che ricercano loro: gli uomini dietro le sbarre.
Le parole di ringraziamento che riceviamo sembrano confermare le nostre ipotesi sul valore dei contatti con l’esterno e la forza dell’espressione artistica. Una risposta mi sembra di coglierla anche nelle parole di Alberto Magnaghi nel suo libro Un’idea di libertà (Derive Approdi, 2014):
“Piccoli passi, in molte direzioni, ma la risultante è chiara: restituire significato alla vita quotidiana, comunicarla e proiettarla nel tessuto sociale esterno: rovesciare il rapporto per cui il carcere «informa» l’esterno unicamente dei suoi eventi catastrofici-emergenze, rivolte, suicidi, massacri, ecc. poiché il resto del tempo deve risultare assenza di vita, silenzio, vuoto, oblio sociale.
No! Esiste una quotidianità individuale e collettiva che vive, che chiede di essere raccontata.
Esiste una storia ricca che cresce, si scontra con la barriera, arretra, residua cambiamento.
Vogliamo raccontare storie di vita e non di morte.
Vogliamo rompere il silenzio delle mura nella città.”
Lo vogliamo anche noi e per questo continueremo a lavorare.