Penso che sia un libro apparentemente semplice che nasconde diverse complessità. I personaggi sono tutti, bene o male, disturbati, e il contrasto tra le varie “patologie” viene spesso pagato dai cavalli, che sono come quadri da dipingere e su cui ognuno si sente libero di versare le proprie frustrazioni, ansie, difficoltà.Mi piace il ritratto del mondo equestre che ne scaturisce, nella sua competizione folle, nella sua ansia da prestazione (che é poi quello che sorprende del protagonista negativo principale, capace di usare la propria forza fisica a sostegno dei propri scopi).Amo specialmente l’aspetto materno di Tina, che sembra rappresentare il conflitto della donna moderna, cui manca una maternità ch’ella traveste nei rapporti con cani e cavalli, e la cui riuscita professionale crea buchi emotivi su cui molti, primo tra tutti Sandro, il cattivo del libro, riescono a introdursi, per manipolarla.La scena clou, che non voglio naturalmente rivelare, é dolorosamente perfetta, piena di pathos, di emozione, di dolore e di forza.