Gli antropologi la chiamano “La porta del morto”, ma da lì ne sono passati più di uno.
In molte parti d’Italia, nelle case di origine medievale, si notano delle porte strette e a un livello più alto di quello stradale; sono in genere accanto all’ingresso principale e spesso sono murate. Si trovano particolarmente in Toscana, Umbria e Lazio, ma anche più a sud e a nord d’Italia.
Si tratta di porte che riconducono a tradizioni etrusche, quando era forte la convinzione che la morte, se fosse passata dall’ingresso principale, avrebbe imparato la strada e sarebbe sempre tornata. Così, il feretro che era in casa, veniva condotto all’esterno attraverso una porta apposita, chiusa normalmente da un’anta resistente oppure demolita per l’occasione e ri-murata subito dopo. La tradizione di queste porte è continuata per tutto il medioevo poi, pian piano, si è persa e oggi molti sono convinti che quelle porticine siano dovute a riorganizzazioni architettoniche.
Per gli Etruschi vita e morte erano due condizioni non molto dissimili, nel senso che la vita continuava nel mondo sotterraneo, per raggiungere il quale, il defunto attraversava delle porte dipinte sui muri delle tombe.
Io ho raccolto i messaggi che traspirano dai vecchi muri di molte case toscane e li ho combinati con le testimonianze offerte da alcuni disegni murali in tombe etrusche. Ne sono uscite storie d’amore e di contatti tra mondi paralleli, vicende terrene che s’intrecciano con quelle divine e segni evidenti della follia umana. Tutto ciò non è avulso dalle leggi di spazio e tempo, è invece regolato da antichi riti e codici oggi dimenticati ma sempre attivi. E tutto transita dalle porte, i simboli eccellenti dei riti di passaggio.