L’illusione del prestigio
La millanteria, in tutte le sue forme, è ormai un fenomeno diffusissimo e, purtroppo, largamente tollerato. Quanto più i titoli risultano improbabili, tanto più sembrano esercitare fascino su una parte dell’opinione pubblica, desiderosa di proiettare le proprie aspirazioni su figure apparentemente straordinarie.
Non si tratta più semplicemente di riconoscersi in modelli positivi, ma di una dinamica psicologica più complessa: la costruzione di un mito fittizio che, una volta idealizzato, può essere demolito con eguale soddisfazione. Un processo perverso, eppure estremamente efficace nel panorama culturale e mediatico contemporaneo.
L’accesso facile alla legittimazione
Millantare titoli di studio è semplice, tanto quanto sarebbe semplice verificarli – se solo ci fosse la volontà di farlo. Invece, chi falsifica il proprio percorso accademico riesce spesso a ottenere spazio, visibilità e legittimazione nei contesti più disparati: istituzioni pubbliche, ambienti culturali, circuiti mediatici.
Il caso dei titoli honoris causa è particolarmente delicato: accettarne uno senza alcun fondamento di merito reale dovrebbe rappresentare motivo di imbarazzo; eppure, per molti, costituisce un’occasione da esibire, non da giustificare.
Nobiltà di carta e genealogie inventate
Ancora più complesso è il discorso relativo ai titoli nobiliari. La verifica della legittimità genealogica richiede competenze specifiche e una documentazione accurata – elementi spesso assenti sia in chi millanta sia in chi crede.
Tuttavia, per chi ha radici storicamente documentate, la questione è facilmente risolvibile: la trasparenza è un fatto, non un’ostentazione. Personalmente, la mia ascendenza è rintracciabile anche su fonti genealogiche pubblicamente consultabili, come Geneall.net.
Il problema di fondo, però, è culturale. Oggi il valore percepito si fonda sull’apparenza, non sull’autenticità. L’autopromozione prevale sull’autorevolezza, la costruzione di un’identità virtuale – supportata da immagini ritoccate e biografie compiacenti – sostituisce l’identità reale, fondata su studio, esperienza, servizio.
Conseguenze: dalla confusione al discredito
Questa sostituzione della sostanza con la superficie non è senza conseguenze: genera sfiducia, confusione e, nel lungo periodo, un pericoloso svuotamento del merito.
Ma soprattutto, mina le basi di ogni forma di autorevolezza reale, riducendo tutto a un gioco di specchi, dove il vero e il falso si confondono e la credibilità diventa un accessorio, non un fondamento.