Il 14 febbraio si avvicina a grandi passi, accompagnato da lente carezze e lunghi sospiri. Le prenotazioni ai ristoranti aumentano, eppure gli ordini dal fiorista ritardano. Perché?
La tradizione vuole che la rosa rossa sia il fiore da regalare a una donna per dirle “ti amo”, ma recentemente qualcuno è andato più a fondo e ha scoperto che la parola amore ha tante forme e sfumature le quali, trasportate nel linguaggio dei fiori, sortiscono bouquet diversi. E allora nascono i dubbi sulla traduzione delle emozioni in florigrafia.
L’amore passionale – quello legato al fisico – è sicuramente ben rappresentato dalla rosa rossa i cui petali richiamano la carnalità delle labbra ambite con ogni singolo ormone. Quindi, regalare le rose rosse è come inviare un bigliettino con scritto “ti voglio”. Siate cauti! Forse non è questo il messaggio di San Valentino desiderato dalla persona cara.
L’amore più casto e timido, quello coltivato attraverso sguardi e solitarie immaginazioni del volto amato, è un amore psichico e non si serve dei fiori perché nessun linguaggio terreno lo sa esprimere.
L’amore dei sogni, delle favole e delle canzoni, è invece del genere psico-fisico e trova parole in tutte le lingue. I cardini di questo sentimento sono riassumibili nel concetto di sacrificio che l’uno è disposto a fare per l’altro, e comprende tutti gli sforzi messi in atto per mantenere il rapporto, in vista di quel sempre che i due amanti si sono promessi. E allora la rosa, fiore appariscente e pretenzioso, non va bene.
Un’antica leggenda persiana racconta di un uomo che si suicida per amore e, da ogni goccia di sangue che cade sul terreno, nasce un tulipano rosso. La storia verte sull’annullamento di se stessi nell’amore, e dei fiori che nascono da ogni ferita del cuore. Ecco che il tulipano, fiore semplice e generoso, diventa il simbolo dell’amore perfetto, quello che si alimenta, cresce e si esaurisce nel suo oggetto.
Chi di noi non ha il cuore pieno di tulipani rossi?