Quando l’ho vista la prima volta emergere dall’acqua, quell’installazione artistica non mi ha impressionato granché. Si sarebbe detto un deposito di materiale industriale, lasciato lì per sbaglio: era troppo ordinato per essere una discarica. Qualche giorno fa sono passata di nuovo in quel tratto lungo il naviglio e ho colto l’apprezzamento di una donna: “Che bello! Hanno fatto quella cosa intorno al nido per proteggerlo”.
Dentro la composizione di ferro e materiali sintetici, una gallinella d’acqua aveva fatto il nido e piccole teste piumate si giravano tra i fogli di vetroresina.
Indico la tavola descrittiva attaccata alla ringhiera del naviglio e la donna legge ad alta voce: “Un richiamo al grande artista rinascimentale è anche quello di Enzo Biffi, che per il suo lavoro, Analogia, ha utilizzato dei fogli di vetroresina industriale, un materiale che nella sua artificiale neutralità, riesce ad assorbire i colori della natura, in una sorta di sincretismo concettuale e materico. Le vele sono poste nell’acqua, ancorate a strutture di ferro: da essa escono di circa 10 cm. In tal senso con quanto raccolto dall’esterno si creano dei segni che vanno a costituire degli schizzi, in cui il richiamo è a certi disegni, a certi dettagli dei codici leonardeschi.”
Alza la testa, corruga la fronte e mi fissa incerta. “Dove sono gli schizzi?”
Io sorrido e sollevo le spalle.
“Non so il sinche… sincretismo”, continua lei sbirciando lo scritto, “ma questo Biffi ha fatto bene a mettere le sue vele per fermare la corrente dell’acqua che portava via il nido.”
Resto sorpresa un attimo poi riprendo il mio cammino mormorando: “Un vero Leonardo”.