Molte città sono state chiamate “Venezia del nord”, così ad esempio Amsterdam, Stoccolma, San Pietroburgo e varie altre. Lubecca, città portuale sul Baltico, è stata chiamata anche “la piccola Venezia”.
Lubecca ha dato i natali a Thomas Mann che l’ha poi fatta diventare il palcoscenico del suo romanzo più famoso “I Buddenbrook” ma la città e la sua gente sono molto di più di un palco e uno sfondo, sono invece il presupposto essenziale all’impalcatura dell’intera vicenda.
La città anseatica non fu mai autonoma ma godette comunque dell’indipendenza della città-stato con un modello di governo in cui il potere era in mano all’aristocrazia mercantile e l’organizzazione politica si basava sul censo; i senatori erano scelti tra le famiglie più ricche, così anche il borgomastro, che assurgeva a capo di Stato per un paio di anni. Non esisteva di fatto una nobiltà ma uno status privilegiato legato al patrimonio della famiglia e ciò comportava necessariamente che il declino della fortuna in affari portasse inesorabilmente allo sfacelo dell’intera dinastia con la perdita della sua identità, sia collettiva che individuale.
Questo occorre averlo bene in mente quando si legge il capolavoro di Thomas Mann.
“Il porto di Lubecca”, xilografia di Klaus Wrage