Per le festività natalizie ricevo regolarmente auguri da persone che non sento tutto l’anno e i loro auspici suonano come un saluto impersonale, mi danno la conferma di esistere come nome in qualche database. Lo stesso vale per gli auguri ricevuti da fornitori e contatti occasionali via internet.
Qual è dunque la funzione di questi auguri di felicità, serenità, bontà e allegria che permea tutto il periodo natalizio? Il Natale dovrebbe trasmettere sentimenti positivi senza bisogno che qualcuno intervenga a richiamarli. Ogni singolo parente, amico o conoscente ha l’occasione di vivere un rapporto intimo e soddisfacente interiorizzando i messaggi del Natale, trasmessi dalla tradizione ed espressi nei simboli che rappresentano il germoglio di una nuova spiritualità. Servirebbe solo un po’ di silenzio e penombra. Dovrebbero spegnersi gli auguri che a milioni volteggiano nell’aria gareggiando in chiasso e originalità; dovrebbero spegnersi le luminarie per consentire alla fiammella dello spirito di riprendere un po’ di vigore aiutandola a sopravvivere alla baraonda del consumismo.
Qualcuno crede che il Natale sia la festa dei bambini e li sommerge di regali, defraudandoli del vero significato, laico e religioso, di questo evento: abbiamo insegnato loro che il Natale è un carnevale dell’anima in cui tutti indossano la maschera della bontà.
Non vi faccio alcun augurio natalizio, ma vi prospetto l’idea di ridimensionare il Natale per riportarlo a misura di bambino, eliminando tutto ciò che non può trovare posto dentro la vostra sacca da viaggio. Avrete la forza di farlo?