I don Chisciotte dei nostri tempi, paladini di ogni vittima d’ingiustizia, quelli che vedono principesse offese ovunque e partono lancia in resta contro i mulini a vento, vogliono cambiare il mondo senza avere un progetto, ambiscono a salvare l’umanità intera senza dare conto di fattibilità, costi e conseguenze. Non credo che la mente umana sia in grado di concepire l’insieme terrestre, la sua rete complessa e irregolare di rapporti tra persone e ambienti; tanto meno accetta la casualità, bandita da ogni previsione ed esclusa dai giudizi frettolosi su eventi funesti che abbisognano sempre di un colpevole.
La scienza ci dice, che il cervello umano cerca scorciatoie e le impiega in ogni momento, ha bisogno di schemi e limitazioni per poter restare nella “normalità”. Uno degli effetti di questo modo di funzionare della mente, è la radicalizzazione, l’estremismo, percepito come un porto sicuro, una certezza dentro la quale si scarica la responsabilità delle proprie azioni. C’è ancora chi valuta la via di mezzo ma, chiunque esibisca un po’ di “buon senso”, si vede etichettato – col marchio di qualche estremismo – da chi è convinto d’essere all’opposto: fascista, nazista, razzista…
La classificazione è necessaria alla comunicazione, all’orientamento e alla stabilità mentale; è alla base del linguaggio e del pensiero. Eppure, i moderni don Chisciotte, i folli osannati dalle folle, sembrano essere oltre ogni classificazione: armati di parole, si fanno scudo di tutti gli estremismi immaginabili e, scavalcata la soglia del bene e del male, navigano sempre col vento in poppa. Quello dei mulini sconfitti.