C’è una finestra tra la mente e il cuore. Inizialmente non sapevo distinguere da che lato mi trovavo, ma col tempo ho imparato che quando le ante sono chiuse, la finestra si affaccia sul cuore e sto sognando. Quando invece i battenti sono aperti, sto dal lato cuore, la finestra guarda sulla mente e sto fantasticando. Ho notato che i vetri riportano i segni della vita, una patina lasciata dai giorni più tormentati, una pellicola opaca che spesso non permette visioni chiare verso il cuore; i sogni sono annebbiati, incoerenti, frammentari e incontrollabili.
Allora preferisco la visione più limpida: la proiezione sulla mente attraverso la finestra aperta. Con le emozioni del cuore costruisco il mondo oltre la finestra, do forme e colori alle idee che nascono nel mio interno, nel centro del mio essere, poi le traduco in speranze e pensieri narrativi.
I sogni sono forse il mezzo per conoscere meglio se stessi, ma le fantasie sono gli strumenti di chi coglie la vita, sono la base della creatività. La lingua italiana ci dà modo di differenziare le due cose, il sogno e l’immaginazione; perché continuare a promuovere l’idea che per essere felici bisogna saper sognare?